Descrizione e caratteristiche
La chiesa sorge in posizione elevata rispetto all’insieme del paese. La facciata fortemente verticalizzata suddivisa in sei riparti da quattro lesene (due orizzontali e due verticali) è sormontata da un timpano arcuato.
Il riparto centrale inferiore è quasi interamente occupato da un portale rinascimentale di legno intagliato opera di Paolo Amistadi, al sommo di una gradinata.
Il riparto sovrastante reca al centro una finestra ampia di stile romanico – barocco, mentre nei riparti laterali superiori sono poste due nicchie con le statue di S. Stefano e S. Vigilio. Ai lati della sommità del cimiero campeggiano due fiamme di marmo simbolo della fede e della speranza, in mezzo si eleva la croce, emblema della suprema .carità.
L’opera nel suo insieme richiama le chiese barocche di stile coloniale spagnolo e portoghese, indubbiamente non si intona molto con il paesaggio circostante.
Il campanile esisteva già nel 1221 al tempo della cappella, tra il 1636 e il 1640, venne costruito, in granito, l’attuale. La merlatura risale però al 1854. Dopo varie vicissitudini vi furono issate cinque campane.
Interno fastoso, a navata unica, con due cappelle laterali che si aprono a circa metà navata, che ospitano gli altari di S. Antonio e S. Carlo. La navata e divisa in tre campate a crociera, decorate con medaglioni raffiguranti i santi: Pietro, Paolo, Vigilie, Cipriano, Giustina, Monica, Cecilia, Agnese. Questi ed altri affreschi (prima delle cappelle laterali a destra vediamo l’Angelo custode in atto di proteggere l’infanzia, di fronte S. Filippo che insegna la Dottrina ai fanciulli; sopra le cappelle laterali distinguiamo a sinistra il Martirio di S. Stefano, di fronte altri santi martiri; sull’arco trionfale S. Lorenzo e S. Giuseppe con Bambino e un affresco a destra nel presbiterio che raffigura Gesù nell’orto degli ulivi) sono opera di Matteo Tevini eseguiti nel 1936.
Altri due altari sono posti al termine della navata. Prima dell’altare del S. Cuore a sinistra e posto sulla parete un Crocifisso affiancato dal pulpito.
II presbiterio è separato tramite un amplissimo arco santo dal resto dell’edificio e la volta affrescata in stile rococò.
Sulla parete sinistra del presbiterio interessante tela.
L’altare maggiore è del 1770 di marmo di Rezzato, intarsiato con altri eleganti marmi, periodicamente vi vengono esposti candelabri e busti d’argento. Notevole la pala.
La Via Crucis è distribuita lungo le due pareti della navata.
Brevi notizie storiche
Fin da epoca immemorabile gli abitanti di Roncone erano legati alla Pieve di S. Giustina a Creto (la popolazione di Roncone costituiva quasi la metà dei fedeli della di S. Giustina).
Ci furono sempre problemi causa la distanza, soprattutto nei mesi invernali, si sentì perciò la necessità di avere a Roncone una cappella dove poter pregare.
La chiesa di Santo Stefano a Roncone è documentata per la prima volta nel 1221. Fece parte della Pieve di Bono come cappella dipendente, fino a quando la comunità di Roncone si rivolse direttamente alla Santa Sede per avere un proprio curatore d’anime.
Nel 1489 i Consoli della Comunità espressero decisa volontà di separazione al pievano Antonio de Amboni, che rifiutò seccamente. Tramite l’Ufficio Spirituale del Principe Vescovo di Trento la richiesta venne inoltrata al Pontefice, Innocenzo VIII, che raccomanda alla discrezione dei due canonici di Trento la soluzione del caso, manifestandosi però d’accordo con la richiesta dei ronconesi. Il pievano de Amboni rispose che non era assolutamente vero che qualcuno fosse morto senza sacramenti, che la strada era percorsa abitualmente da tutti i viandanti in tutti i tempi, e così di seguito. Il papa morì. Al nuovo papa il popolo ronconese inoltrò una nuova domanda, egli con Bolla del 1494 disponeva che la Comunità di Roncone venisse ecclesiasticamente separata dalla Pieve di S. Giustina.
Il giorno 4 maggio 1494 ci fu l’incontro tra le parti e la Cappella di S. Stefano venne riconosciuta Rettoria.
La chiesa antica venne ampliata nel corso del Cinquecento e furono aggiunti due altari (S. Lorenzo e S. Antonio) ma presto l’edificio si dimostrò inadeguato ad accogliere la crescente popolazione di Roncone.
Questo fatto, e la decadenza che ormai gravava sulla vecchia chiesa, portò alla demolizione della struttura e alla sua completa ricostruzione tra il 1619 e il 1624: nel 1633 venne consacrata dal Principe Vescovo Madruzzo.
Trent’anni dopo, nel 1654, venne presa la decisione di allungare ulteriormente la navata come da progetto originale e anche la facciata venne nuovamente ricostruita. La struttura attuale, ad eccezione delle cappelle laterali aggiunte nella prima metà del Settecento e dell’abside prolungato nel 1778, corrisponde sostanzialmente a quella della chiesa secentesca, mentre al 1727 risale l’attuale sacrestia. Al suo fianco nel 1852 fu costruita una sala per le riunioni della Confraternita del Santissimo, sala detta “Sacrestia Nuova”.
Anche gli arredi interni in buona parte risalgono al Seicento: tra questi spicca il maestoso complesso ligneo costituito dalla cassa dell’organo e dal parapetto della cantoria, messo in opera nell’ultimo quarto del secolo, probabilmente durante il rettorato di don Bortolo Bertoni (1681-1689).
Nel 1912 la Comunità rinunziò a favore del Vescovo alla nomina del Rettore, la chiesa di Santo Stefano fu insignita così del titolo di parrocchia.
Durante la guerra del ’15-1’8 la chiesa fu colpita da tre granate che recarono danni alla cantoria e provocarono il crollo della volta della chiesa, con seri danni agli stucchi settecenteschi.
Tra il 1935 e il 1936 furono eseguiti i nuovi banchi in noce e fu posto lo zoccolo in cemento bianco misto a “spolverin” di Maggiasone.
Il 6 agosto 1979 avvenne il furto di otto statue lignee, raffiguranti angeli, appartenenti agli altari del XVII secolo.
(sintesi di testi vari, con integrazione di una scheda di rilevazione di Rossella Peretti e ricerca di Serena Bugna)